venerdì 4 gennaio 2013

Emozioni

Dunque, ci troviamo spesso a lasciarci guidare da emozioni che crediamo nostre, ma che in realtà non lo sono.

Ci sarà infatti già capitato di trovarci in una situazione dove abbiamo provato delle spiacevoli sensazioni senza sapercene dare una spiegazione; una forma di leggero malessere emotivo senza che ve ne sia stato un motivo preciso; una depressione o una inspiegabile sensazione di paura, oppure, peggio ancora, puro panico.

Semplicemente, in questi casi ci siamo trovati a dover elaborare delle probabili emozioni latenti che sono entrate nel circolo energetico del nostro chakra.

A volte, queste interferenze sono solo casuali; in altri casi sono invece un condizionamento volontario da parte di altre persone che sono in grado di dirigerle in modo mirato.

Esistono, in effetti, molti individui che riescono a far si che le persone a loro vicine, non siano in grado, per esempio, di rispondere con un “No” a qualche richiesta particolare. In questi casi di condizionamento, la debolezza emotiva del secondo soggiace alla forza del primo, facendogli assumere un comportamento contrario alla propria volontà.

Se conosciamo una persona simile, basta premunirci in anticipo e portare la mano a coprire il nostro plesso solare quando la incontriamo; a qualcuno potrebbe sembrare una sciocchezza, ma fate la prova e vi accorgerete che funziona eccome!

Colgo l’occasione per citare che vi sono dei casi in cui, alcuni individui particolarmente “forti” riescono persino ad assorbire le energie degli altri, lasciando ancora più indeboliti ed incapaci di reagire i più deboli, o creando persino una certa negatività attorno a questi ultimi.

Solitamente queste persone sono considerate alla stregua di “vampiri”, o anche “iettatori”, porta sfortuna.

In questo caso però, non si tratta solo di una influenza sull’energia emotiva legata al terzo chakra dell’emotività, bensì ad un’interferenza che già si instaura su quella del primo chakra, relativa alla sicurezza e alla “materialità”. Ecco spiegato perché, nella credenza popolare, trovandoci di fronte ad una simile persona, ci si protegge portando la mano nella zona delle gonadi, sede del primo chakra (i testicoli per i maschi e le ovaie per le femmine, tanto per intenderci).

Sono comunque molto rare le situazioni in cui ci troviamo completamente esposti a questo genere di persone “succhia energia”; il nostro subconscio ed il corpo mentale azionano quasi sempre qualche particolare reazione che funge da campanello d’allarme. Se siamo in grado di ascoltarli corriamo quindi in fretta ai ripari.

Molti di noi preferiscono reagire “pane al pane e vino al vino”, sprecando cioè energie a cercare il “confronto diretto”, con il rischio di uscirne in pessime condizioni; la soluzione migliore rimane invece quella della difesa, non richiede infatti alcuno sforzo da parte nostra ed i risultati sono comunque garantiti.

Trovandoci davanti a persone che ci risultano sgradevoli, basta quindi semplicemente coprirsi il plesso solare ed accavallare le gambe, in modo da respingere ogni minaccia, sia sul livello emotivo che materiale.

Contrariamente, lasceremo che le nostre ruote energetiche si fondano con quelle delle persone amate. Abbracciare una persona cara porta i relativi chakra ad avvicinarsi, permettendo un libero scambio energetico molto sereno; spesso siamo persino in grado di percepire l’energia fremere di piacere a livello del plesso solare.

In qualsiasi caso, è opportuno imparare ad avere un certo tipo di controllo sulle emozioni, oltre a discernerle tra le nostre e quelle che invece ci giungono da altre fonti.

Anche molti problemi di salute, che ci assalgono senza apparente motivo e che spesso non riusciamo ad eliminare, trovano la loro causa in emozioni non controllate; naturalmente mi riferisco qui all’eliminazione effettiva del problema, non al semplice alleviarne le conseguenze con dei medicamenti.

La medicina cinese, riconosce per esempio che questo tipo di disturbi vanno ad interessare, principalmente, il lato sinistro del nostro corpo. Eventuali sintomi che appaiono come “dal nulla” in questo lato, ci avvisano quindi che alcune emozioni stanno agendo nel modo errato sul nostro organismo.

Di sicuro non vogliamo essere persone fredde ed insensibili, è bellissimo infatti emozionarsi davanti ad un paesaggio particolare, davanti ad una persona speciale o ammirando un quadro; semplicemente dobbiamo evitare che la nostra vita sia condizionata da questi tipi di energia, altrimenti finiremo per essere guidati come burattini da qualsiasi onda emotiva anomala che capiti sul nostro cammino.

Che ci si renda conto o meno, molte delle nostre emozioni sono, per così dire, plagiate dall’ambiente in cui viviamo, in cui siamo cresciuti.

Anche queste non sono particolarmente utili al nostro sviluppo o alla nostra crescita perché ci impediscono di affrontare alcune situazioni nel modo più adeguato.

Se, per esempio, siamo cresciuti in una società chiusa, non disposta ad accettare chi giunga dal di fuori di essa, proveremo emozioni di timore o di diffidenza verso qualsiasi persona arrivi dall’esterno e con una mentalità diversa dalla nostra. In questo modo perdiamo, probabilmente, l’occasione di imparare cose nuove e di crescere come esseri umani.

Dunque, se lo vogliamo non è difficile riuscire ad estraniarsi dall’influenza delle emozioni altrui. Dico “se lo vogliamo” perché spesso, inconsciamente, siamo proprio noi stessi ad accettare, o persino a cercare queste emozioni.

Se riteniamo necessario separarci da qualche forma di emozione che non ci aggrada, basta semplicemente uscirne. Praticamente è come uscire da un locale dove l’aria non ci piace, e quando sappiamo di poterlo fare, siamo liberi di scegliere se e come lo vogliamo fare; potremmo anche decidere di soffermarci sull’uscio a “respirare” una via di mezzo.

Con la semplice mente consapevole, possiamo quindi analizzare le varie emozioni che proviamo, mantenerne un certo distacco in modo da non lasciarci coinvolgere.

Quando proviamo paura per qualcosa, possiamo immaginarci questa emozione come una nuvoletta nera separata da noi. Solo una attenta analisi obiettiva, può stabilire infine quale reazione dobbiamo averne in merito.

Alcune delle influenze emotive che subiamo, possono anche essere cariche di onde piacevoli e di amore. È comunque opportuno analizzare anche queste, in quanto potrebbero essere fuorvianti, da ciò che sono le nostre mire e ambizioni. Non è quindi il caso di lasciarci coinvolgere neppure da emozioni simili.

Semplicemente analizzando l’emozione che stiamo provando, la stessa svanisce da sola. Anche trattandosi di un’emozione giustificata, saremo in grado di reagire nel migliore dei modi in base alla necessità.

Non accumuliamo, quindi, del peso inutile nel nostro bagaglio energetico – le emozioni rimangono infatti registrate nel nostro corpo mentale - peso che, tra l’altro, potrebbe riproporsi come azione di disturbo influenzando situazioni analoghe nel nostro futuro.

È però molto importante non usare la forza di volontà per staccarsi e uscire dalle emozioni, bensì solo la capacità analitica della nostra “mente”.

Questa analisi ci farà anche scoprire quante emozioni che ci hanno accompagnato per anni, siano semplicemente state stimolate, da sottili condizionamenti dell’ambiente che ci circonda.

Pensiamo all’orgoglio, la vanità, il maschilismo ed il femminismo, o persino al patriottismo e, purtroppo, spesso anche la fede religiosa. Tutte emozioni non propriamente nostre, che hanno condizionato il nostro comportamento e continuano a farlo, facendoci spesso agire in modi folli, da esseri privi di una propria coscienza.

Siamo arrivati ad un punto dove, per esempio, “non uccidiamo il nostro prossimo” per paura della “punizione divina”, quindi, vergognosamente, non per il semplice ragionamento che ci porta a riconoscere una tale azione come “inutile”, “ingiusta” e contro la nostra stessa natura. Oppure, in un'altra situazione uccidiamo, proprio perché condizionati dalla credenza che questo sia il volere di Dio.

Ma anche altre azioni, all’apparenza minori, sono legate a pregiudizi e condizionamenti, invece che ad una nostra spontanea comprensione dell’inutilità di tali atti. Come “non rubare” perché rispettiamo la “proprietà” altrui, o il “non mentire” per il rispetto del prossimo.

Spesso non ci rendiamo conto quante di queste emozioni, di queste “folli idee”, non sono le nostre bensì di qualcun altro che ci sta usando, volontariamente o meno, per conseguire i propri scopi.

Se nella maggior parte dei casi è facile uscire dalle emozioni, per queste ultime purtroppo sarà un po’ più difficile; sono infatti state così ben radicate in noi da così tante influenze esterne in merito, che fatichiamo a riconoscerle come inutili e, soprattutto, dannose.

Vediamo di trovare quindi il modo di esercitare la nostra mente ad una elaborazione più cosciente delle nostre emozioni.

Vi sono alcune semplici pratiche che, solo apparentemente, potrebbero sembrare sciocche, o addirittura senza senso, ma che in realtà stimolano notevolmente il nostro livello di attenzione e il controllo sulle emozioni, sia del primo che del secondo tipo.

Come primo, diciamo pure esercizio, prendiamo un semplice mazzo di carte (mischiate) e buttiamole, coperte o scoperte non fa differenza, su di un tavolo; non importa se ne cadono anche per terra. In seguito le prendiamo una ad una e le ordiniamo in base al valore ed al seme, dall’asso al Re. Fatto ciò rimescoliamo le carte e riponiamole nuovamente nel cassetto fino al giorno dopo per ripetere l’esercizio.

Non devono essere necessariamente delle carte. Possiamo per esempio prendere delle posate dal cassetto e fare lo stesso; proseguiremo riordinandole ben allineate nuovamente nel loro scomparto. Oppure anche una semplice scatola di fiammiferi che svuoteremo sul tavolo per poi riordinare, capocchia a capocchia, ogni singolo fiammifero nella scatola.

So benissimo che potrebbe sembrare una cosa sciocca ed inutile a farsi, ma dopo una sola settimana di questa “pratica”, ci si rende conto che non ci si lascerà più prendere dalla rabbia, per esempio, quando ci accade qualche piccola banalità. “L’incidente” sarà invece un semplice fatto a cui seguirà una nostra reazione; avremo dunque già un certo controllo sulla nostra usuale reazione emotiva, che solitamente sarebbe stata di rabbia, delusione eccetera.

Il secondo esercizio potrebbe essere più difficile per molte persone, ma di sicuro non impossibile.

Ammettiamo che stiamo assistendo, alla televisione, ad un film appassionante, o anche un documentario interessante. Solitamente questo tipo di spettacolo implica un insieme di effetti visivi ed audiofonici che rendono il tutto accattivante e, inutile dirlo, emozionante.

Più questo spettacolo ci appassiona, più l’esercizio che andiamo a fare sarà utile. Infatti, semplicemente così, ad un certo punto, improvvisamente distogliamo lo sguardo dalle immagini, continuando a seguire solo il sonoro.

Probabilmente si presenterà spesso il desiderio di ritornare ad osservare cosa si stia svolgendo sullo schermo, specialmente quando i suoni denotano avvenimenti salienti. Teniamo invece il nostro capo girato dall’altro lato fino alla fine.

In un'altra situazione faremo invece l’opposto, continuando a guardare le immagini spegneremo l’audio.

La pratica si fa man mano più difficile; ora infatti continueremo a guardare il tutto, con video e audio, ma cercando di “isolare” alle nostre orecchie il dialogo, non prestando attenzione alla musica.

Poi ancora viceversa, ascoltando le musiche e non il dialogo.

Per concludere cercheremo di ascoltare solo un determinato strumento della colonna sonora, invece di tutta la melodia.

La ciliegina sulla torta arriva ora: nel bel mezzo di un’appassionante trasmissione spegneremo semplicemente il televisore e ce ne andremo a fare una passeggiata. Credetemi, non perdiamo assolutamente nulla di primaria importanza, nulla che ci permetta di vivere diversamente, da quanto non stiamo già facendo.

Se in questi primi due esercizi siamo stati gli unici attori, ecco che invece ora si presenta, con il terzo, l’interazione con (colui che crediamo sia) il nostro prossimo.

Stiamo camminando su di un marciapiede, altre persone si trovano davanti, dietro, di fianco, altre invece ci vengono incontro. Qualcuno dietro di noi ci sta quasi spingendo.

Solitamente non ci faremo caso proseguendo con il nostro passo, per questo esercizio invece ci scosteremo leggermente e, rallentando l’andatura, lasceremo passare con gentilezza un perfetto sconosciuto.

Oppure quella signora che, davanti a noi, si ferma improvvisamente a rovistare nella borsa: invece di inveire perché ha bloccato il passaggio, le faremo un cordiale sorriso e proseguiamo oltre senza più pensarci.

Ancora. Siamo incolonnati in auto, probabilmente con i minuti contati per arrivare al lavoro, o di fretta per tornare a casa a rilassarci dopo una dura giornata. Un’auto è ferma nella stradina a destra in attesa di potersi immettere nella coda, ma nessuno è disposto a concederle questa possibilità. Nessuno tranne noi, che con un gentile gesto della mano, la lasceremo entrare davanti a noi.

Se invece non abbiamo l’auto e stiamo tornando a casa con il bus, ci alzeremo dal nostro posto per lasciare libero il sedile a qualcun altro, non necessariamente una “signora anziana”, potrebbe essere anche uno skinhead tatuato e pieno di piercing su tutto il volto, o uno yuppie capitato lì per sbaglio.

Possiamo qui continuare all’infinito con gli esempi, come lasciar salire nell’ascensore per prime le persone accanto e dietro di noi, con il rischio di rimanere fuori per mancanza di spazio eccetera.

Sembra incredibile, ma questi esercizi comportamentali - rigorosamente condotti con un sorriso sincero e cordiale sulle labbra, visto che queste persone ci danno l’opportunità di svolgerli - protratti per un po’ di tempo ci fanno notare altre persone che lo stanno già facendo nei nostri confronti, molto probabilmente non ce ne eravamo mai resi conto prima.

Naturalmente, se qualcuno declinasse il nostro gesto non ci metteremo ad insistere, spingendo a forza le persone nell’ascensore o rimanendo fermi in mezzo alla strada in attesa che l’auto si immetta in coda davanti a noi, mentre gli altri dietro iniziano a spazientirsi ed a suonare il claxon; in questo caso proseguiamo in attesa della prossima buona occasione che non tarderà senz’altro a presentarsi.

Personalmente ho notato, per quanto riguarda per esempio il dare la precedenza alle auto che attendono di immettersi nella “mia” coda, di come, a loro volta, questi automobilisti facciano poi lo stesso con altri, seguendo il mio esempio, con lo strabiliante risultato che il traffico non ne risulta appesantito ma bensì scorre con maggior fluidità.

Il segreto per compiere queste azioni “altruistiche” cordialmente e sorridendo, risiede nell’immaginare che queste persone siamo noi; e lo siamo! Sappiamo quindi benissimo cosa ci farebbe piacere.

A questo punto quell’automobilista che sopraggiunge dietro di noi a folle velocità facendo di tutto per passare avanti, non sarà un prepotente, ma bensì siamo “noi” che magari abbiamo veramente una urgente necessità di recarci da qualche parte. Se poi in realtà si tratta veramente di uno spericolato la cosa non ci riguarda, non saremo certo noi ad ostacolarlo, non ci costa nulla lasciarlo passare.

Noi siamo e saremo sempre al posto giusto e al momento giusto, che ci crediamo o meno.

Se siamo in ritardo è solo semplicemente così, lo siamo e basta. Arrabbiandoci ed imprecando non recuperiamo certo il tempo che crediamo di aver perso, inoltre non possiamo sempre inventare scuse per colpevolizzare gli altri. Noi siamo gli unici responsabili di ciò che succede.

Di sicuro non è quel centesimo di secondo che ci farà arrivare più tardi all’appuntamento, ma potremmo arrivare molto più tardi se non siamo disposti a concederlo a qualcun altro, inoltre ci arriveremo tesi ed arrabbiati con il mondo intero, verdi di bile e con il fegato che rode avvelenandoci il sangue.

Una volta che siamo in grado di tenere sotto controllo le nostre emozioni, il nostro pensiero assume una conformazione ben diversa e più piacevole di come eravamo abituati fino ad ora.

Ci rendiamo finalmente conto di come molti dei nostri pensieri ci siano sempre apparsi sotto una luce ben diversa da quella che potranno avere d’ora innanzi.

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