venerdì 4 gennaio 2013

I miracoli

Eccoci finalmente al capitolo che stiamo tutti aspettando con impazienza.

Come primo miracolo per esempio, potremmo far si che la nostra modesta abitazione diventi una villa da oltre ottocento metri quadrati, con pregiati oggetti di arte e antiquariato a decorarne corridoi e locali.

Assumiamo dapprima una posizione comoda, come abbiamo fatto nel terzo passo relativo alla meditazione. Inspiriamo profondamente e procediamo al riequilibrio energetico, trattenendo il respiro dopo l’espirazione, se siamo sovraccarichi, o dopo l’inspirazione se siamo leggermente fiacchi.

Chiudiamo gli occhi e concentriamoci ora sul pensiero seme: “Visto che secondo mio espresso desiderio, io mi trovo sempre al posto giusto nel momento giusto, per quale motivo voglio qualcosa di così diverso da ciò che ho voluto e mi sono concesso sinora?”.

Tranquilli, si è trattato solamente di un piccolo scherzo! Infatti prima di prodigarci a compiere miracoli, è forse opportuno realizzare che nessuno, meglio della nostra energia base, sa veramente quali siano le energie da muovere attorno a noi per il nostro benessere.

Tutto il resto è solo frutto della nostra mente illusoria.

Spesso veniamo abbagliati dalla possibilità di ottenere facilmente tutto ciò che vogliamo, che dimentichiamo di farne un attento esame.

Nella maggior parte dei casi, questo esame può mostrarci un desiderio sotto un aspetto ben diverso da quanto abbiamo creduto.

Meglio quindi pensare molto bene già dall’inizio, a tutte le eventuali implicazioni che questo nostro “pensiero creativo” può portare con se;  non vogliamo certo trasformarci in vittime di ciò che ritenevamo potesse migliorare il nostro stile di vita.

Racconti e favole suggeriscono come spesso la realizzazione di certi desideri, si riveli ben diversa dalle aspettative o implichi addirittura conseguenze che non avremmo mai voluto attirare verso di noi.

Pensiamo per esempio al personaggio di Re Mida, il cui desiderio di poter trasformare in oro tutto ciò che toccasse, lo confrontò a cose terribili come trasformare la sua stessa figlia in una statua d’oro e non poter più assumere cibo, mutando persino questo in oro al suo contatto.

Gli esempi in merito sono tantissimi. Anche nella Bibbia si racconta che Gesù, dopo aver compiuto molti miracoli, si ritrovò ad esprimere a voce il suo desiderio: “Allontana da me questo calice”. Subito dopo però Egli accetta il suo destino riponendolo nelle mani del “Padre”, tornando a riconoscere dunque l’autorità assoluta di “Dio” ed il proprio cammino intrapreso.

Dobbiamo quindi esprimere con molta precisione e cautela il nostro pensiero creativo; dare un senso alla nostra posizione all’interno di quel desiderio, avere la possibilità di portarlo avanti.

Prendiamo il caso che abbiamo veramente mosso la nostra energia creativa per il pensiero della villa da oltre ottocento metri quadri.

Potremmo ottenerla ma essere così occupati con il lavoro da non essere mai a casa, non avendo quindi modo di goderla.

O ancora potremmo non essere in grado di occuparcene, la vediamo cadere a pezzi, ci troviamo a doverla svuotare dei suoi preziosi decori per riuscire a pagare i debiti.

Oppure potremmo trovarci a vivere in questa villa forse solo in qualità di addetti alle pulizie; un’altra possibile eventualità potrebbe essere che questa villa si trovi su di un pianeta dove noi siamo gli unici sopravvissuti… il tutto assumerebbe quindi uno stato di deleteria inutilità.

In tutti questi casi il nostro desiderio è stato realizzato. Ci eravamo solo dimenticati di creare il nostro rapporto in merito ad esso ed una correlazione più consona tra noi ed il nostro desiderio.

Un altro caso potrebbe essere quello di desiderare una grossa cifra in denaro contante.

Non esprimendo tale desiderio in un modo logico e ragionato, potremmo entrare in possesso di tale somma in seguito a qualcosa di triste, per esempio sotto forma di eredità in seguito alla scomparsa di un nostro caro parente, oppure come risarcimento per un grave incidente che ci ha condannati a rimanere legati ad un letto d’ospedale per tutta la vita.

Non è che voglio fare l’uccello del malaugurio o che voglia spegnere quella luce di ambizione che ci fa muovere per ottenere qualcosa, lungi da me quest’idea. Il mio intento è esclusivamente quello di far capire che dobbiamo riporre molta attenzione in ciò che desideriamo.

La storia della lampada di Aladino - che originariamente racconta del Genio disposto ad esaudire qualsiasi desiderio, e non solo tre come riportato nella versione moderna - ci mostrava come tutti i desideri esauditi, si ritorcessero in seguito contro chi li aveva espressi.

Per questo motivo il Genio veniva di nuovo attratto con l’inganno all’interno della lampada, lampada che veniva in seguito rimessa al sicuro in un luogo non facilmente raggiungibile.

Paradossalmente si racconta che il solo modo per salvarsi da quell’arma a doppio taglio, era proprio il fatto di chiedere al Genio la conoscenza e la sapienza per il suo uso.

La morale che si voleva insegnare con questo racconto, è che “L’uomo può fare solo ciò che ha imparato a fare”, e che quindi il “voler essere qualcosa di diverso da ciò che siamo” è nella maggior parte dei casi controproducente, se non impariamo prima a come diventarlo.

Una vecchia e nel contempo molto chiara barzelletta, racconta di un gruppo di schiavi di colore intenti nel loro lavoro in una miniera di diamanti in Sudafrica.

Improvvisamente uno di loro si imbatte nella famosa lampada. La strofina per pulirla ed ecco apparire il Genio che si mostra disposto ad esaudire un desiderio ad ognuno degli schiavi presenti.

Il primo, dopo aver pensato e riflettuto, si rende conto che se fosse bianco, potrebbe essere al posto del ricco commerciante proprietario della miniera. Così esprime con orgoglio il desiderio di diventare un uomo bianco. Il secondo intravede anche lui la logica del primo, e a sua volta chiede ed ottiene di essere un uomo bianco.

Anche gli altri, ad uno ad uno, chiedono lo stesso, sempre più felici per le possibilità che da quel momento potranno avere.

Giunge l’ultimo degli schiavi.

Questi prende in mano la lampada, la stringe al petto guardando i suoi compagni che non sono più gli stessi ed esprime il suo desiderio:

“Voglio che tutti ritornino ad essere neri”.

Qui si potrebbe comunque divertirsi a modificarne il finale, per esempio lasciare che anche l’ultimo diventi bianco, per poi rendersi conto che non c’è più nessuno che lavori in miniera, che quindi il vantaggio di una florida impresa venga a cadere.

Gli scherzi e le sottigliezze di questo nostro Genio sono infinite.

L’esistenza di “Geni” è raccontata anche nella Bibbia. Sembra infatti che anche re Salomone ne avesse al suo servizio. Si racconta di come fosse in grado di servirsene per scopi di utilità pubblica e non prettamente personali. Egli se ne serviva per governare in modo giusto e saggio il suo popolo.

L’uso di questo potere non implica solo una grande responsabilità – come comunque viene accennato anche nel film Spiderman - implica anche la capacità di gestire ciò che abbiamo creato. Implica l’essere disposti ad accettarne tutte le sfaccettature, soprattutto quelle legate alle “famose” leggi che abbiamo trattato all’inizio di questo libro, leggi che, torno a dire, noi stessi abbiamo creato prettamente connesse a questo cosmo.

Vi ho condotti fino a questo punto con il sentore di una promessa di aiutarvi a realizzare i vostri desideri.

Probabilmente voi vi sentite ora “ingannati”, non trovando la “formula magica” che fa apparire all’istante davanti ai vostri occhi l’auto dei sogni o un baule pieno di soldi, di oro e gioielli.

Eppure io non vi ho ingannati.

Vi sono molti modi per ingannare l’essere umano. Basti pensare alla storia della fortunata casalinga che alcuni anni fa, in seguito ad un caso fortuito ha notato come due banali prodotti, apparentemente reperibili in qualsiasi casa, congiuntamente abbiano avuto un effetto miracoloso a far sparire le macchie tenaci dagli abiti del marito meccanico.

Ebbene si raccontava che questa signora abbia “venduto” per una cifra da capogiro, questo suo segreto ad una famosa casa produttrice di detersivi. Alcuni mesi dopo questa ditta ha messo in commercio “lo smacchiatore per eccellenza” - di cui me ne guardo bene da farne il nome per non mandare ulteriore energia verso questo prodotto - da usare regolarmente non da solo, ma addirittura come complemento al normale detersivo in lavatrice o a mano.

I risultati ottenuti con questo prodotto sono esattamente gli stessi, se non peggiori, di qualsiasi altro prodotto contro le macchie.

Grazie alla storia della casalinga, la ditta produttrice ha ormai occupato una gran fetta del mercato. Dietro pagamento ai commercianti, e non perché molto richiesto, questo prodotto occupa metri interi di scaffali nei supermercati.

La stessa ditta martella il consumatore con offerte speciali nelle quali comprando una confezione, puoi averne gratuitamente il 50% in più, ma facendo però bene attenzione a non offrirne dei campioni da testare gratuitamente; logicamente il consumatore noterebbe la banalità del prodotto, senza peraltro contribuire ad aumentarne la cifra d’affari.

Questo è un inganno!

Sono tantissimi gli inganni perpetrati da terzi nei nostri confronti, ma il peggior inganno è proprio quello che noi facciamo a noi stessi, come il credere che ci troviamo nella situazione attuale perché qualche straordinaria forza esterna, il destino o la iella, ci impediscono di essere fortunati, di vivere una vita piena di successo e soddisfazioni.

Esatto, avete capito bene.

Se non riusciamo a “materializzare” un nostro pensiero, è semplicemente perché altri nostri pensieri sono contrari al fatto che questo si avveri.

Cerco di spiegarmi meglio usando, ancora una volta, la nostra bella casa da ottocento metri quadri.

Io esprimo il mio pensiero creativo. Lo esprimo in direzione della casa con tutte le necessarie situazioni che l’accompagnano, cioè un lavoro che mi permetta di mantenerla, il tempo necessario per usarla e godermela, una famiglia felice che la abita con me eccetera.

Perché questa continua a rimanere nei miei pensieri? Perché non si manifesta come io voglio?

Per prima cosa cercherò quindi di sapere se veramente sto facendo di tutto per averla.

Non posso semplicemente volerla senza essere disposto a mettere tutto il mio impegno in questa “creazione”.

Sto davvero impegnandomi affinché il mio lavoro mi permetta di guadagnare una cifra simile senza peraltro ostacolare altre persone?

La sto cercando nel mondo reale? Sto valutando e creando un solido rapporto con la persona con cui voglio andarci ad abitare?

Il nostro modo di guardare alle cose, in modo fisico intendo, è quello di dar loro una particolare presenza nello spazio tempo, caricandole cioè di energie molto estese. Per fare ciò abbiamo quindi bisogno di una specie di microscopio, e di un buon metodo per rallentare, ai nostri occhi, la rapidità con cui il “respiro divino” interagisce.

Qui il discorso del passato e del futuro nel rispetto del “presente” meriterebbe un intero capitolo separato, accettiamo quindi per un attimo con pura fede, che esiste solo il qui e l’ora, per poter comprendere quanto segue.

Diamo in questo momento il via alle nostre “azioni” per giungere all’ambita casa.

Ci sarà già successo molte volte di osservare qualcosa che abbiamo fatto, o di un tot di tempo trascorso in compagnia, e notare come questo lasso di tempo abbia avuto delle connotazioni ben diverse che in altre situazioni.

Una cosa svolta con gioia e piacere sembrerà volata in un attimo, anche se in realtà ha richiesto ore se non giorni, mentre un’altra situazione di pochissimi minuti ci è apparsa come una eternità.

La sensazione di diversa durata dello stesso periodo di tempo in due situazioni diverse, è strettamente dipendente da noi stessi, dal modo in cui le valutiamo e le giudichiamo.

Anche uno sforzo fisico assume connotazioni diverse in base al bisogno. In alcune situazioni siamo in grado di affrontare grandi fatiche senza particolari sforzi, in altre invece la minima sciocchezza ci appare estenuante all’inverosimile.

Ricordiamo bene che siamo venuti in questa nostra incarnazione proprio per sfuggire all’inerzia del nulla. Se quindi ci concediamo di sdraiarci su di un divano a schioccare semplicemente le dita per ottenere tutto ciò che ci serve, andiamo senz’altro incontro all’annientamento del nostro veicolo – fisico, mentale, eterico, atomico eccetera – e torniamo ad essere un nulla senza alcun valore; la nostra vita stessa perde il suo senso primordiale.

Mi piace qui ricordare la storia di quel bambino a cui fu dato un gomitolo che rappresentava la sua vita.

Tirando il capo di questo gomitolo egli poteva fare in modo che un particolare periodo trascorresse più velocemente.

Ecco che si trovò a non voler più frequentare la scuola elementare, voleva giungere più in fretta all’università; tirò il capo del suo gomitolo e improvvisamente si trovò all’università.

Dopo alcune lezioni si stancò anche di questa. Tirò nuovamente il capo del gomitolo per giungere a svolgere il lavoro da avvocato come aveva sempre desiderato. Anche in questo caso si trovò ad essere un avvocato di fama.

A questo punto pensò che voleva avere una moglie, una famiglia, ma non voleva perdere tempo con il fidanzamento, il matrimonio, le gravidanze della moglie eccetera.

Ancora una volta tirò il capo del suo gomitolo ed eccolo con una bellissima famiglia che gli dava sicurezza e amore.

Poco tempo dopo cominciò a pensare a quanto fosse bello non dover più esercitare, essere in pensione ed occuparsi dei nipotini.

In questo caso il gomitolo lo portò ad essere un anziano vedovo, sdraiato sul letto di un ospizio con figli e nipotini al suo capezzale.

Solo allora si rese conto di non aver vissuto, di voler tanto poter tornare ai banchi di quella scuola elementare che non aveva amato. Ma il gomitolo non esisteva più ed il filo non poteva più venir riavvolto.

È questo che vogliamo anche noi?

Non credo proprio che lo sia, quindi rimbocchiamoci le maniche ed usciamo dal nostro comodo guscio. Diamoci da fare a realizzare il nostro sogno utilizzando il tempo necessario e in base al nostro stato d’animo. Credetemi, è tutto un dire se pensiamo che siamo eterni.

Ammettiamo però che ho svolto tutto il lavoro fisico necessario. Ancora non succede nulla?

Accidenti!?!

Vediamo allora quale potrebbe essere un’altra delle cause più frequenti alla “non” riuscita del mio “miracolo”.

Immaginiamo di conoscere, personalmente o meno, una persona piena di soldi, magari una persona famosa come potrebbe essere Bill Gates, il patrono della Microsoft, o chiunque altro ci passi per la testa.

Cosa proviamo verso questa persona? Pensiamo molto profondamente a quale è la nostra vera idea su Bill Gates, la nostra considerazione.

Esatto! Non siamo solo gelosi - sentimento peraltro positivo, che ci aiuta ad avanzare e ad avere delle ambizioni – siamo purtroppo “arrabbiati” con questa persona perché “lei sì e noi no”; oppure perché riteniamo che “guadagna soldi facili alle nostre spalle”, “approfitta di noi spudoratamente” e quindi è una persona “spregevole”.

In poche parole, chiunque sia questa persona, rappresenta ciò che “Io non voglio essere”, e purtroppo continuerò anche ingiustamente a bombardarla di pensieri negativi (poverino lui).

Nel frattempo quindi io posso così continuare a sprecare inutilmente energie per ottenere la ricchezza. Tant’è vero che non mi permetterò mai di essere la rappresentazione di ciò che in fondo non voglio essere.

Questi due pensieri creativi contrastanti stanno agendo uno contro l’altro, generando solo una gran confusione nel “pozzo dei desideri” dal quale credevo scaturissero le mie, credute tali, aspettative.

Trattandosi di questo tipo di situazione farò quindi in modo di lavorare su me stesso a convincere il mio corpo mentale che se io sono “Dio”, anche quella persona lo è, quindi quella persona ed io siamo la stessa cosa.

Per quale motivo dovrei dunque essere arrabbiato con me stesso o ritenere di non essere alla sua altezza? Oppure peggio, per quale motivo devo mandare a me stesso invidia, energia negativa e distruttiva?

Questo dovrebbe anche farci capire che i diversi modi di agire delle persone sono esattamente i modi di agire che utilizzeremo noi trovandoci al loro posto. A tutti gli effetti è esattamente anche ciò che stiamo facendo.

Che si tratti di azioni che riteniamo “buone” o “cattive”, sono comunque delle azioni che noi stiamo commettendo sotto un altro aspetto.

Se abbiamo già sentito parlare della legge del Karma, potrebbe anche essere più facile riflettere sul fatto che siamo sempre noi, come essere divino, a vivere ogni e qualsiasi singola esperienza di vita.

Ma… il Karma parla di vite passate e vite future.

Ma è semplice: non esistono vite passate o future, esistono solo vite.

Tutto si trova qui e ora. È il nostro corpo mentale che distingue lo spazio tempo laddove non esiste, per questo tutti noi, in una “vita passata”, siamo stati non solo la regina egizia Nefertiti, ma persino Hitler o Caino. L’importante quindi è chi vogliamo essere ora!

Una grande verità cita che noi siamo tre cose ben distinte: ciò che gli altri credono che noi siamo, ciò che noi crediamo di essere e ciò che veramente siamo.

Ebbene, ciò che noi veramente siamo è semplicemente la somma di tutte le nostre esistenze, quelle “passate”, quelle presenti e anche quelle “future”.

Tutto dipende dall’uso che facciamo della moviola per rallentare ed osservare cosa contiene il nostro “corpo cosmico”, tutto dipende dal punto in cui noi ci poniamo, per osservare tutto ciò.

Per concludere: che ne è dunque della nostra casa?

Semplice. Ce l’abbiamo già, ma la stiamo usando sotto un altro aspetto. Dobbiamo essere felici per questo, infatti solo essendo felici per quella “persona”, ne godiamo anche noi in un modo inaspettato.

Ma allora tutto il lavoro per indirizzare le nostre energie ad ottenere ciò che più desideriamo?

Questo lavoro non è sprecato, ci serve soprattutto per creare un mondo migliore dove tutte le nostre manifestazioni abbiano il diritto di essere felici, dove possono condurre una vita degna di essere vissuta.

Come abbiamo visto la nostra energia creativa agisce anche a nostra insaputa, è quindi importante imparare a gestirla affinché i risultati siano soddisfacenti per tutti.

Anziché pretendere di ottenere delle cose che ancora non ci siamo concesse, esprimeremo quindi solo la nostra preferenza ad avere una cosa piuttosto che un’altra.

Se l’insieme delle vibrazioni dei corpi universali sono in sintonia con la nostra preferenza, potremmo ottenere molte cose “eccellenti” senza neppure rendercene conto, ma soprattutto senza desiderarle.

Per chiedere che un nostro “desiderio” venga appagato useremo principalmente un assoluto rispetto per quelle forze che ne vengono implicate senza arrogarci la pretesa che si avveri a tutti i costi.

Non ci comporteremo da esseri superiori per ottenerle, dando ordini perentori ad energie che vibrano a livelli molto più elevati dei nostri, ma manifesteremo la nostra richiesta con umiltà, con accettazione del risultato, qualsiasi esso sia.

È per questo motivo che piuttosto che insegnarci a dare “ordini” al Genio, o all’universo che dir si voglia, le religioni hanno fatto in modo di proteggerci da eventuali risultati disastrosi. Esse infatti ci consigliano saggiamente, di esprimere i nostri desideri sotto forma di preghiere.

Non ottenere “risposta” alle nostre preghiere sarà quindi una questione a noi superiore. Implicitamente veniamo spinti a compiere azioni che porteranno a farci “meritare” ciò che abbiamo richiesto, o a chiedere perdono per ciò che abbiamo fatto o abbiamo pensato.

Praticamente il tutto è esattamente come è stato detto precedentemente, usando termini ben diversi.

Chi ha dunque ragione? Le religioni? La scienza? Ebbene tutti abbiamo ragione e tutti abbiamo torto, dipende esclusivamente da cosa noi decidiamo in merito.

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